La necessità di una maggiore visibilità può portare a ipotizzare interventi radicali? Paradossalmente viviamo in una civiltà dell’immagine, quindi molto visuale, dove la visibilità resta uno dei problemi principali. Non si vede più il design perchè tutto è, o sembra, design. Non si distinguono le informazioni dalla spettacolarizzazione delle notizie. E non credo ci si debba soffermare più di tanto sugli ultimi esempi di collettivizzazione delle emozioni per auspicare una fuga di massa dal villaggio globale. La prima proposta che mi viene in mente è quella di realizzare un filmato dal quale sia cancellato ogni intervento di progettazione degno di fregiarsi della qualità di design. E non parlo di good design ma di semplice, corretto, onesto, sincero design. Un filmato in bianco e nero con più bianchi che neri, con più vuoti che pieni. L’idea era di qualche anno fa. Orami datata. Nessuno si accorgerebbe dei vuoti perchè tutto verrebbe in ogni caso subito riempito. Viviamo inflazionati. Viceversa propongo oggi di aumentare l’inquinamento visivo per accelerare il fenomeno di disgregazione. Il crollo totale di questo baraccone che, con il proprio frastuono, copre i temi che la musica saprebbe ancora proporci. Quindi piuttosto che andare in cerca di un corretto modo per comunicare è necessario unire le intelligenze per praticare la scorrettezza in modo sistematico. Gli anni attorno al fatidico 2000 saranno caratterizzati da queste forme di violenza sotterranea che, con il pretesto della sopravvivenza, cercheranno di eliminare ogni concorrenza ideologica piuttosto che mercantile.
Giancarlo Iliprandi
Disimpegno
Edizioni Corraini, 2006
DECOSTRU-
IRE
I media sottopongono, se stessi e noi, ad una revisione dei meccanismi della memoria. C’è stato un certo rifiuto ad accogliere e a sistematizzare la memoria della comunicazione. Ma col consumarsi della rivoluzione informatica e il passare del tempo, sembra anche nascere la domanda di vedere, o ri-vedere, gli ‘artefatti dismessi’. La questione dell’accessibilità, non solo da parte degli storici o degli specialisti, ma dei progettisti e di chiunque voglia ri-vedere materiali che appartengono al patrimonio collettivo, dovrebbe essere un diritto riconosciuto. Poi, si fa strada l’esigenza di conoscere, al di là dei pochi autori già ‘storicizzati’, l’intero sistema della professione diffusa che ha dato vita a forme diverse di comunicazione. Ci sono figure della grafica italiana che ‘sfumano’ nella storiografia ufficiale per via di un un sistema della memoria che significa chi non si è proposto in vita, e non è stato riproposto successivamente, come ‘protagonista’; come se la peculiarità dei contributi individuali si dovessero stemperare e appiattire su quei pochi casi dove si manifesta l’eccellenza.
[…] Solo la complessità e la completezza della dimensione archivistica possono restituire lo scenario dei contributi di un progettista, e un profilo a più dimensioni. Solo il sovrapporsi di materiali di sperimentazione e di ricerca, notazioni di progetto, artefatti realizzati, contributi critici di diversa provenienza e impostazione ci permette di ricostruire una mappa aperta, moltiplicatrice di prospettive critiche. […] Noi, oggi, già un po’ consumati dalla libertà senza limiti della grafica informatizzata, sentiamo il bisogno di guardarci indietro per poter procedere. Il nostro ‘bisogno di memoria’ è l’esigenza di un mondo del progetto che rischia la deriva. E la memoria degli archivi è la memoria del futuro.
dalla rivista LineaGrafica
numero 356, 2005
Archivi della memoria e del futuro
editoriale di G. Baule
2016

2017
MINIMUM — IVANA SPINELLI × GALLLERIAPIÙ Bologna
progettazione del libro d’artista e dell’opera CCNL TRADUZIONI
https://www.instagram.com/p/B2whEjqCUmp/?igshid=YmMyMTA2M2Y=
http://ivanaspinelli.net/minimum-libro/
http://ivanaspinelli.net/minimum/
http://www.gallleriapiu.com/profile/ivana-spinelli-_-minimum/

2019
PENSATEVI LIBERI—BOLOGNA ROCK 1979 × MAMbo Bologna
reportage video/foto/grafica, responsabile grafica della mostra,
selezione opere in mostra, allestimento, progetto editoriale e contributi teorici per il catalogo edito da Beastream, collana Music
Sonic Press, ISBN: 9788894279115
Una mostra che racconta 14 anni di fermento artistico e culturale bolognese; tramite immagini, video, vinili, documenti, fumetti, materiali visivi e grafici, strumentazioni dell’epoca e pubblicazioni indipendenti vengono messe in evidenza le connessioni e la ricchezza di contaminazioni che hanno caratterizzato una stagione di grande fermento: musica, video, arte, fumetti, grafica, comunicazione e politica si sono intersecate in una maniera istintiva, innovativa, forse casuale, determinando un processo creativo irripetibile con quelle modalità. Oltre a curarne la comunicazione e la selezione dei materiali in mostra, un mio ulteriore contributo è stato il reportage (iniziato come ricerca di tesi specialistica) in ambito grafico riguardo, appunto, l’etichetta discografica Italian Records, icona della new wave italiana e protagonista di “quegli anni di fermento”. Obiettivo della ricerca fu ricostruire la storia della realtà discografica suddetta (attiva per 11 anni) raccontando ogni singola copertina partendo dai loro fautori e reperendo anche materiale inedito frutto delle loro personali fasi progettuali. Il reportage si è sviluppato in un documentario video e fotografico (con scatti digitali, in analogica a colori e polaroid) e progettazione del catalogo contenente anche contributi testuali inediti di alcuni tra i protagonisti (Igor Tuveri, Oderso Rubini, Anna Persiani e Giorgio Lavagna); materiale, questo, che è stato esposto anche nella mostra. Parte della mostra e del mio materiale di ricerca è stata raccolta nel catalogo pubblicato da Goodfellas ed Oderso Rubini.

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http://www.mambo-bologna.org/mostre/mostra-270/
https://cittadellamusica.comune.bologna.it/objects/pensatevi-liberi-bologna-rock-1979